Una vera norma di sistema, l'Europa ha dato il via libera
Intervista al relatore Luigi Grillo, FdF, "Il Giornale", 30 aprile 2004, p. 11
seguito ogni passo, ogni limatura, ogni emendamento. Un lavoro biblico, ripagato dalla soddisfazione di un voto finale che spazza via le ombre circolate dentro la maggioranza.
Presidente Grillo, dopo 20 mesi il ddl Gasparri è finalmente legge. Si sente sollevato?
«Sì, oltre che soddisfatto per la compattezza e la determinazione dimostrata dalla maggioranza. Non bisogna trascurare che ci sono stati molti voti segreti il cui esito è stato identico a quello delle votazioni palesi».
Come definirebbe la nuova legge? Un provvedimento che concorre allo sviluppo del pluralismo o una legge liberticida che asseconda gli interessi di Mediaste?
«Guardi, in questi mesi abbiamo dovuto ingoiare accuse strampalate e strumentali. Ma io credo che anche i colleghi più accecati dall'odio e dalle esigenze elettorali si rendano conto che siamo di fronte a una legge organica più di quanto lo siano state la Mammì e la Maccanico che si limitarono a fotografare l'esistente. Una legge innovativa che offre certezze legislative, consentendo l'ingresso nel settore televisivo a tanti soggetti che prima dovevano fare investimenti ultramiliardari»
Il fronte del no evoca, nell'ordine, lo stop europeo, il ricorso alla Corte di Strasburgo e l'intervento della Consulta.
«Per quanto riguarda la prima ipotesi lo stesso commissario Ue alla concorrenza ha dichiarato che "la legge Gasparri non è in conflitto con le norme europee a tutela della concorrenza". La seconda mi sembra assolutamente evanescente. Sulla terza non mi esprimo. Ricordo che abbiamo accolto tutti i rilievi di Carlo Azeglio Ciampi».
Il centrosinistra, in realtà, sostiene il contrario.
«Ciampi aveva rilevato che 12 mesi erano un periodo troppo lungo per la verifica sulla diffusione del digitale e noi lo abbiamo ridotto a 4. Abbiamo dato all'Autorità la possibilità di emettere sanzioni. Abbiamo ridotto il Sic di circa 10mila miliardi di vecchie lire. Abbiamo tutelato la stampa consentendo soltanto a partire d 2010 l'ingresso degli editori televisivi nella carta stampata. Non mi sembrano correzioni da poco».
La Fieg, però, continua a criticare la legge
«Penso che il governo farà qualcos'altro per andare incontro alle loro sollecitazioni. Io Stesso sto lavorando su possibili sgravi fiscali e valutandone il costo».
Come procede l'alfabetizzazione digitale degli italiani?
«Quello che dà più fastidio è sentire il centrosinistra dire che noi ci attacchiamo al pretesto del digitale per salvare Rete4. È paradossale: sono stati loro con la legge 66/2001 a fissare il termine deI 2006. E il passaggio al digitale è in corso in Germania, in Inghilterra, negli Stati Uniti ed è stato messo in agenda anche da Zapatero. La differenza tra noi e loro è che noi siamo ottimisti e loro pessimisti. Una anomalia sospetta visto che fu il senatore diessino Rognoni, il 20 febbraio 2001, a dichiarare: "Aver fissato la data del 2006 per il trasferimento definitivo sul digitale vuoi dire far fare al Paese un salto di qualità"».