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Gli obiettivi della legge
La Riforma Biagi dà vita a un nuovo mercato del lavoro efficiente e trasparente, capace di individuare e prevenire la singola, potenziale, esclusione sociale. Garantisce la effettiva possibilità per ogni singolo lavoratore di essere in grado di trovare e di cambiare lavoro, valorizzando le proprie doti e le proprie capacità: la riforma mette al centro la persona in età di lavoro, i suoi diritti e la sua responsabilità.

Rispetto a questi obiettivi, il mercato del lavoro italiano era particolarmente inefficiente, con ampie aree di esclusione sociale (evidenziata dai bassi tassi di occupazione e dall'abnorme dimensione del lavoro nero e irregolare) e di autentica precarietà indotta dai bassi tassi di scolarizzazione e di apprendimento continuo.

Cause di tutto ciò il burocratico monopolio del collocamento, l'assenza di tutele attive e di servizi ai disoccupati, un quadro normativo rigido dei rapporti di lavoro perché tarato sulla fabbrica fordista e non in grado di rispondere alle esigenze di una società e di una economia sempre più complesse. Il decisore politico non poteva non avvertire la responsabilità morale di porre mano con tempestività a questa situazione, poiché senza riforma le dinamiche proprie della moderna economia della conoscenza aggraverebbero le iniquità.

La centralità della persona in età da lavoro
Per raggiungere i propri obiettivi la Legge Biagi prevede nuove tutele attive:
  • ridefinisce il collocamento ordinario come una rete fondata sull'anagrafe del singolo lavoratore e destinata ad integrarsi con il suo libretto formativo
  • promuove un mercato efficiente attraverso la borsa continua del lavoro, con la quale una pluralità di operatori (tutti gratuiti per il lavoratore) favoriscono il "contraente debole", consentendogli di conoscere e di incontrare con trasparenza e tempestività tutte le opportunità di lavoro in tutto il Paese
  • riforma gli ammortizzatori sociali, con il raddoppio temporale dell'indennità di disoccupazione, la possibilità di ulteriori integrazioni al reddito a cura delle parti sociali, il loro collegamento con la formazione ed i servizi di orientamento.
Per raggiungere l'obiettivo della occupabilità della persona, la Legge Biagi prevede nuovi tipi di contratto, che coniugano la formazione - vera ed efficace - con il lavoro, come il nuovo contratto di apprendistato, o che intendono concentrare gli incentivi economici in favore dell'occupazione dei soggetti più deboli, come i contratti di reinserimento. Si tratta di contratti a termine che nessuno può definire portatori di precarietà perché, al contrario, consentono l'ingresso o il ritorno nel mercato del lavoro, integrando la conoscenza di chi non ha esperienza o di chi ce l'ha obsoleta.

Il nuovo apprendistato svolge poi una specifica funzione per contrastare il frequente abbandono scolastico in quanto consente di maturare crediti per una eventuale scelta di ritorno allo studio. Ricordiamo infine che grazie a nuove, indispensabili, disposizioni di legge sono stati finalmente istituiti e dotati di ingenti risorse i fondi interprofessionali gestiti dalle parti sociali, la cui prossima operatività potrà sostenere l'apprendimento continuo e quindi anche la formazione - tra gli altri - degli apprendisti e dei cassaintegrati.

Legge Biagi La nuova regolazione di alcuni contratti a orario ridotto o modulato (part time, lavoro a coppia, lavoro intermittente) ha lo scopo di incoraggiare la reciproca adattabilità tra le esigenze dei lavoratori e delle imprese in forme contrattuali tendenzialmente stabili. Infatti, quando un'azienda si convince ad utilizzare più persone per lo stesso carico di lavoro, modifica la propria struttura organizzativa in modo duraturo con la conseguenza di rapporti di lavoro a tempo indeterminato.

È peraltro evidente che la possibilità di conciliare tempo di vita e tempo di lavoro consente l'ingresso o la permanenza nel mercato del lavoro di donne e uomini che altrimenti ne sarebbero esclusi. La flessibilità si pone quindi in questi contratti quale esplicito strumento per la regolarità e la stabilità del rapporto di lavoro. Flessibilità e sicurezza si coniugano ancora ove la Riforma affronta con determinazione il grande, farisaico, fenomeno delle collaborazioni coordinate e continuative che hanno spesso nascosto un lavoro subordinato meno protetto.

La lotta contro il lavoro sommerso
La Legge Biagi vuole assorbire la somma precarietà del lavoro nero, nel segno di un incremento delle tutele effettive e delle possibilità di lavoro regolare. Per questo la cooperazione, l'artigianato, l'agricoltura, l'edilizia sono considerate realtà importanti della nostra struttura produttiva che meritano discipline idonee a sostenere il lavoro di qualità e a contrastare il lavoro sommerso o parzialmente irregolare. Tutto è concepito in funzione delle fasce più deboli del mercato del lavoro, cui sono rivolte le disposizioni generali per la trasparenza e l'efficienza e le misure specifiche dedicate all'inclusione dei disabili più gravi o alla collaborazione incentivata tra enti locali e operatori privati per il reinserimento degli "ultimi" nelle aree urbane.

Il metodo del dialogo sociale
Nella Legge Biagi ampio è il ruolo assegnato alle parti sociali ed è esplicito il sostegno di un modello collaborativo di relazioni industriali, attraverso gli organismi bilaterali promossi e autogestiti dalle parti sociali. La Riforma si affida alla cultura sindacale positiva di chi considera il lavoro "naturalmente" come lo strumento di realizzazione della persona e rifiuta la visione di chi considera il lavoro l'inesorabile epicentro del conflitto sociale e lo strumento di un progetto politico antagonista. Sarà il prevalere di un dialogo sociale costruttivo il complemento essenziale per dare definitivamente corpo al sogno di un giurista cattolico e riformatore, Marco Biagi, che ha dato la vita per un mercato del lavoro inclusivo e competitivo, in grado di offrire a ciascuno la continua capacità di mantenere o di acquisire un lavoro di qualità. Sarà impegno del governo verificare con attenzione i concreti effetti prodotti dalla riforma, disponibili a correggerla anche grazie alla possibilità tecnica di farlo per ben due anni che ha dato il legislatore. E' stata proprio la straordinaria tensione morale di Marco Biagi a indicare la strada della continua, insoddisfatta ricerca di concrete soluzioni per una dimensione del lavoro che sia parte essenziale di una integrale vita buona della persona.