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Giustizia: perché è una riforma giusta

foto: Ministero della Giustizia 
La legge di riforma è intervenuta con 56 anni di ritardo, innovando anche disposizioni vecchie di ben 63 anni, mai aggiornate ad importanti leggi in materia intervenute nel frattempo: la stessa costituzione del 1948, la riforma del processo penale del 1988, e la riforma del 1999 dell'articolo 111 della Costituzione.
Milioni di italiani sanno cosa vuol dire avere a che fare con la legge. La sfiducia nella giustizia non è causata dalla politica di questo o quello schieramento ma dalle eterne opposizioni delle corporazioni ad ogni serio tentativo di riforma.

  • La separazione delle funzioni tra pubblico ministero e giudice è un atto di equità: il giudice diventa finalmente terzo, il pubblico ministero (accusa) sullo stesso piano dell'avvocato (difesa), rendendo così il processo un confronto alla pari tra parti dello stesso livello.
  • Si vuole evitare che chi oggi è pm, cioè rappresentante della pubblica accusa, si trovi il giorno dopo a diventare giudice. I due percorsi in carriera devono per forza essere diversi.
  • La formazione dei giudici e dei pm deve essere diversa, così come la loro inclinazione professionale. Chi ha avuto compiti di indagine non può trovarsi in un attimo a passare a competenze giudicanti, e viceversa.
  • Rendendo autonoma l'azione disciplinare e tipicizzando (cioè specificando) gli illeciti disciplinari si fa sì che il magistrato che sbaglia sia giudicato sulla base di precise responsabilità, con punizioni certe e stabilite per legge. Si evitano così difese corporative da parte del Csm (Consiglio SUperiore della Magistratura), che nel corso degli anni non ha fatto che assolvere magistrati finiti sotto il processo disciplinare.
  • L'avanzamento in carriera dei magistrati non solo per anzianità, ma anche per meriti a concorso, fa inmodo che si facciano strada i migliori magistrati in circolazione, con particolare riferimento alle giovani leve, e questo non può che far bene alla macchina della giustizia.
  • La riforma costituisce un sistema graduale per modernizzare la nostra giustizia e portarla ai livelli di efficienza di altre grandi democrazie.
  • La riforma affronta il drammatico problema della lunghezza dei processi, che ha creato situazioni paradossali, lungaggini incresciose, veri drammi.
  • La riorganizzazione delle procure segue la linea di un miglioramento fondamentale della giustizia in uno dei suoi aspetti fondamentali: il procuratore capo sarà l'unico titolare dell'azione penale e l'unico a poter avere rapporti diretti con i mass media. Si eviteranno così quelle esternazioni di magistrati che in questi anni hanno invelenito il clima politico del Paese.