Il Governo che è riuscito a lavorare più a lungo nella storia della Repubblica, l'unico in grado di mantenere gli impegni
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Il contesto

Nell'esaminare la legge finanziaria per il 2005, è indispensabile tener presenti alcuni fondamentali precedenti politici.

La pesante eredità della Prima Repubblica

Questa finanziaria, come le precedenti del Governo Berlusconi, deve fare i conti con la pesante eredità negativa lasciata dalla Prima Repubblica e dai governi di centro-sinistra della passata legislatura che ne hanno riprodotto il malgoverno.

La Prima Repubblica ha chiuso la sua stagione politica nel 1993, lasciando un fardello pesantissimo a tutti gli italiani: un debito pubblico pari, in rapporto al PIL, al doppio della media dei Paesi europei, per di più aggravato dal mancato ammodernamento delle infrastrutture fondamentali del Paese. Questo è stato il frutto di 30 anni di spesa pubblica dissennata, di cui hanno avuto totale ed imperdonabile responsabilità politica e storica i maggiori partiti di allora che oggi, con sigle diverse, compongono l'attuale opposizione: Margherita e DS.

E' doveroso ricordare che è stato per merito del I° Governo Berlusconi, con la legge finanziaria per il 1995 se, all'inizio di quell'anno fu realizzata l'inversione di tendenza della crescita, fino ad allora incontenibile, del debito pubblico in rapporto al PIL. Questo fatto ha rappresentato un successo politico e tecnico innegabile.

Dopo il ribaltone, i vari governi di centrosinistra Dini, Prodi, D'Alema e Amato, hanno ripreso la vecchia politica economica introducendo pesantissimi inasprimenti fiscali e riducendo al di sotto del livello di guardia le spese per gli investimenti in opere pubbliche: un vero e proprio delitto in un Paese che soffre di una grave carenza di infrastrutture moderne.

E' stato solo grazie al forte ribasso dei tassi di interesse sui mercati finanziari internazionali che il governo Amato è riuscito a far entrare il Paese nell'area dell'euro. Tale passaggio venne preparato malissimo, o meglio, non venne affatto preparato, e questo ha portato all'anomala crescita di molti prezzi di beni e servizi di largo consumo, per effetto della grande confusione verificatasi dopo il cambio lira-euro.

Il II° Governo Berlusconi ha raccolto un'eredità pesantissima: un Paese stagnante, sfibrato dalle stangate fiscali del centrosinistra ed in forte ritardo nel campo delle dotazioni di infrastrutture essenziali. Il grande merito di questo Governo è quello di essere riuscito comunque a riprendere il cammino dello sviluppo e del risanamento.

Le prime tre finanziarie del Governo Berlusconi

Le prime tre finanziarie del Governo Berlusconi, in un contesto di economia mondiale stagnante anche per effetto dello shock dell'11 settembre 2001, hanno conseguito il risultato straordinario di mantenere il disavanzo dello Stato al di sotto del limite fissato in sede europea del 3% del PIL, e di ridurre in modo progressivo l'enorme debito pubblico ormai sceso a quota 106% del PIL, rispetto al livello massimo del 124% toccato nel 1994, il tutto mentre altri Paesi europei come Francia e Germania hanno superato largamente la soglia massima di deficit del 3% del PIL.

Grazie ad una serie di interventi finanziari innovativi, si sono ottenute anche le risorse necessarie per varare una prima riduzione dell'Irpef per 5,5 miliardi di euro a favore delle fasce di reddito più basse, e per realizzare l'aumento ad un milione al mese (di vecchie lire), delle pensioni minime.

Inoltre, è stato varato un imponente programma di grandi opere diretto a ridurre progressivamente il notevole ritardo infrastrutturale del nostro Paese rispetto agli altri Stati più avanzati dell'Unione Europea.

 

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