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La riforma e la gazzarra

"Il Foglio", 29 luglio 2004, p. 3

Sulle pensioni chiassoso ostruzionismo di un'opposizione senza proposte

La riforma delle pensioni, che si discute da un anno e mezzo, è arrivata al traguardo dell'approvazione definitiva della legge delega in una situazione politica difficile per la maggioranza. Aver deciso, anche da parte di chi, come la Lega, aveva pensato di tergiversare per ottenere garanzie sui propri obiettivi prioritari, di procedere all'approvazione, è un forte segno di responsabilità.

La riforma, che incide sul più consistente centro di spesa del lo Stato e che rischiava di andare fuori controllo, ha un carattere strutturale, decisivo per ottenere fiducia dai mercati. Era stata richiesta più volte dalla Commissione europea, che la considera il perno di una politica di risanamento e stabilità. Tutti, insomma, sanno che su questa materia si doveva intervenire, e che ogni ritardo rende poi la soluzione più costosa. Si può discutere; naturalmente, delle singole misure, e in realtà lo si è fatto, anche in un confronto diretto con i sindacati, molte delle cui proposte segnano la distanza fra la proposta di legge originaria e quella presentata al voto finale.

E' del tutto comprensibile che, quando il governo deve affrontare un tema difficile, controverso e impopolare, l'opposizione punti a metterlo in difficoltà. Capita in tutti i parlamenti del mondo. Tuttavia si ha l'impressione che i toni apocalittici, la gazzarra ostruzionistica, il ditino alzato di Luciano Violante, oltre che a sostenere un'azione propagandistica, servano a nascondere un fatto evidente. Che l'opposizione non ha e non può avere proposte alternative per risolvere la questione del rischio di collasso del sistema previdenziale. Sarebbe stato facile, altrimenti, visto che la legge entrerà in vigore nel 2008, spiegare come il centrosinistra, se andasse al governo, intenderebbe modificarla. Su questo punto cruciale, invece, si sono sentite solo le voci della sinistra radicale, che parla di abrogarla punto e basta, e un silenzio impressionante da parte dei soci di maggioranza dell'Ulivo, per non parlare di Romano Prodi (forse per il parere favorevole che aveva espresso da Bruxelles). Così, per non dare la risposta - che dovrebbe essere data da chi si candida a governare - su cosa bisognava fare invece di quel che fa l'esecutivo, si mette in scena lo spettacolino dell'oltraggio al parlamento. Resta il fatto che, di fronte a un nodo strutturale, il centrodestra ha dato una risposta, giusta o sbagliata che sia. E il centrosinistra no.