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Pensioni: i falsi argomenti dei sindacati

Dai sindacati sette obiezioni senza fondamento

I sindacati, subito dopo la presentazione da parte del Governo della riforma delle pensioni, hanno proclamato uno sciopero generale.
Si tratta di una decisione rituale che appare del tutto immotivata, se non con il proposito di combattere pregiudizialmente ogni riforma.
Contro la proposta del Governo, i sindacati hanno avanzato sette obiezioni all'impianto della riforma.
Nessuna di queste obiezioni è fondata, come è facile comprendere dalla lettura di queste schede che esaminano una per una le obiezioni sindacali e le controbattono con la chiarezza della verità delle cifre.

Non occorre la riforma

I sindacati sostengono che nel 2050 l'Italia sarà il Paese europeo con minor incremento di spesa previdenziale e quindi non avremo un problema di sostenibilità del sistema.

L'obiezione è falsa perché l'attuale incidenza sul Pil della spesa previdenziale è molto superiore alla media europea (13,8% contro 10,4%) e arriverà al 16% nel 2003, per poi scendere di un punto intorno al 2050.

Evidentemente i sindacati ritengono ineluttabile questa situazione, mentre invece il Governo, responsabilmente, vuole ridurre il peso della previdenza per liberare risorse a favore di altri settori della spesa sociale oggi troppo sacrificati.

L'Europa non chiede la riforma

I sindacalisti sostengono che non è vero che l'Europa ci stia chiedendo di realizzare la riforma delle pensioni.

Anche questo argomento è falso perché, anche se l'Unione europea non ha poteri per imporre la riforma, è vero il fatto che da tempo l'Unione Europea ha indicato tra gli obiettivi per il 2010 il prolungamento della vita lavorativa.

Questo prolungamento deve realizzarsi aumentando il tasso di attività delle persone con più di 55 anni di età; tale tasso deve passare dal 38% attuale al 50% nel 2010.

Inoltre l'Unione ha stabilito che entro il 2010 l'età di pensionamento effettivo deve crescere mediamente di cinque anni.

Infine l'Unione, nell'ambito del metodo di coordinamento aperto, non impartisce direttive ma indicazioni politiche di cui valuta i risultati. Tanto è vero che l'Ecofin ha subito esaminato il progetto di riforma del Governo.

Il Governo ha peggiorato i conti dell'Inps

I sindacati sostengono che il Governo, con l'aumento delle pensioni minime a 516 euro mensili, ha appesantito il bilancio dell'Inps.

È un ulteriore falso, visto che il finanziamento dell'incremento delle pensioni è stato posto a carico del bilancio dello Stato.

È inoltre falsa l'accusa che il Governo non abbia rispettato il suo impegno di portare tutte le pensioni minime a 516 euro mensili.

Fino ad oggi hanno beneficiato del provvedimento un milione e quattrocentomila pensionati perché parte della somma prevista nel bilancio dello Stato è stata obbligatoriamente dirottata al prepensionamento da esposizione all'amianto, una legge demagogica, un vero scandalo nazionale, approvata dall'Ulivo nella scorsa legislatura.

La riforma non garantisce le future pensioni

I sindacati sostengono che la riforma non serve a garantire le pensioni future.

Anche questo è un argomento del tutto infondato e può essere dimostrato attraverso semplici numeri.

Nel 2000 un dipendente privato - a 60 anni di età e con 35 anni di contributi - godeva di un tasso d sostituzione pari al 67,3%. Il che equivale a dire che al sua pensione è pari a due terzi dell'ultima retribuzione.

Con la riforma, nel 2030 lo stesso dipendente privato - a 65 anni di età e con 40 anni di contributi - può contare su un tasso di sostituzione del 66,8%. Il che equivale ancora a dire che la sua pensione è pari a due terzi dell'ultima retribuzione.

La riforma cancella le pensioni d'anzianità

I sindacati sostengono che le pensioni d'anzianità verranno cancellate.

È ancora un'obiezione falsa.

Fino al 2007 non cambierà nulla, anzi, chi deciderà di rimanere in attività godrà di un incremento netto esentasse della retribuzione pari al 32,7%.

È sbagliato utilizzare il tfr per le pensioni integrative

I sindacati sostengono che non occorre destinare i fondi per il trattamento di fine rapporto per promuovere il sistema delle pensioni previdenziali.

Anche in questo caso i sindacati contraddicono le loro stesse affermazioni.

L'idea dello smobilizzo del tfr fu lanciata da Antonio Pizzinato del 1987, quando egli era segretario della Cgil.

Nel 1995 i sindacati imposero che, con la riforma Dini, venisse introdotto il tfr anche nel pubblico impiego, con l'obiettivo dichiarato di far decollare la previdenza integrativa anche in quel comparto.

Nessuna tutela per i lavori usuranti

I sindacati sostengono che il Governo non tiene conto dei lavori usuranti e non vuole introdurre norme a tutela di queste posizioni.

La verità è che la disciplina a tutela dei lavori usuranti è prevista fin dal 1992 ed è rimasta incompiuta e inattuata con la complicità delle parti sociali che non hanno voluto concordare la maggiorazione contributiva prevista dalla legge.

Conclusioni

Dunque, tutti gli argomenti messi in campo si sono rivelati falsi, infondati o, addirittura, frutto della responsabilità e della contraddittorietà degli stessi sindacati.

Sarebbe allora opportuno che i sindacati abbandonassero una posizione pregiudiziale e di bandiera e si preoccupassero di contribuire a migliorare il sistema, come intendono fare il Governo e la maggioranza, per il benessere di tutti i lavoratori e i pensionati, quelli di oggi così come quelli di domani.